Premio Nazionale Frascati Filosofia 2018

Frascati, martedì 19 Giugno 2018, alle ore 19.00 si è svolta presso Villa Falconieri, la X edizione del Premio Nazionale Frascati Filosofia “Elio Matassi”. Quest’anno la giuria composta da Arnaldo Colasanti ( Presidente), Massimo Donà, Luca Taddio ha assegnato l’ambito riconoscimento al Prof. Maurizio Ferraris , in merito alla Sua opera di studioso e di filosofo. Allievo di Gianni Vattimo, influenzato da Jacques Derrida, ha esordito come teorico dell’ermeneutica prima di volgere il suo interesse verso il filone analitico. Negli anni ha saputo creare un’efficace sintesi tra i due approcci, dando corpo a un’ontologia critica che rigetta lo schematismo kantiano in sede conoscitiva. È stato direttore di programma al Collège International de Philosophie (Parigi), visiting professor in numerose università (tra cui Springs, Monterrey, Ginevra, Montpellier, Lipsia) e, a più riprese, borsista della Alexander von Humboldt-Stiftung (Bonn). Dal 1995 è Professore ordinario di filosofia teoretica nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino, dove dirige il Centro interuniversitario di ontologia teorica e applicata. Collabora al supplemento culturale de Il Sole 24 Ore e a la Repubblica; dirige la Rivista di estetica.

Il Pozzo e la Luna - Valter Casagrande

Presentazione del libro " Il Pozzo e la Luna" di valter Casagrande presso il caffè letterario "Mangiaparole" di Roma a cura di Marco Limiti e Patrizia Pallotta. Una Luna prigioniera in un solo giorno l'anno di un Pozzo condannato alla solitudine della profondità che in quel breve momento può, attraverso lei, guardare fuori liberandosi dalla statica costrizione che lo rende prigioniero, nel resto del tempo, di se stesso. Una semplificazione poetica declinando in versi poetici le numerose opposte visioni delle cose.
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L'officina insonne della parola

Giovedì 14 giugno ore 18,00 - via Tadino, 20 Milano - Happy Hour & Reading - L'OFFICINA INSONNE DELLA PAROLA - evento di Gianfranco Depalos e l'associazione "I pentagrammatici-onlus" Sesto San Giovanni . Poesie di Thomas Eliot, Dylan Thomas, Jaques Prevert, Attilio Bertolucci, Roberto Sanesi. Letture Virginia Bonaretti, Fabrizio Bregoli, Maddalena Capalbi, Gabriella Colletti, Gianfranco Depalos, Annita Di Mineo, Lidia Sella.

Fiza de pastore - Giuseppina Frantzisca Nieddu

Presentazione del libro di poesie in dialetto sardo e versione in lingua italiana "Fiza de pastore" di Giuseppina Frantzisca Nieddu, con la partecipazione di Fra Pier Marco Luciano e Arnaldo Colasanti. Accompagnamento musicale di Mario Alberti

Bando pubblico "Il gioco serio dell'Aforisma"

Con il patrocinio della Società Dante Alighieri, del Comitato di Reggio Emilia e Guastalla Aipla, Associazione italiana per l'aforisma è stato bandito un Concorso Scolastico Nazionale di Scrittura Breve aperto agli studenti del triennio di liceo classico e scientifico denominato "Il gioco serio dell’aforisma".L’aforisma rappresenta un genere troppo spesso misconosciuto che, in Italia, vanta tuttavia una lunga, autorevole tradizione. Un albero letterario che affonda le sue radici millenarie fra gli epigrammi di Marziale, le satire di Giovenale, le riflessioni di Marco Aurelio Imperatore. E che nel corso del Novecento ha offerto splendidi beffardi frutti, grazie a intellettuali di rango quali Giuseppe Prezzolini, Giovanni Papini, Leo Longanesi, Ennio Flaiano, e a un trio di argute poetesse, come Maria Luisa Spaziani, Alda Merini, Lalla Romano. Sono in palio dei premi. Gli elaborati potranno essere spediti mediante posta elettronica all'indirizzo matteo.deb@gmail.com entro la data improrogabile del 1° giugno 2018. Il allegato la documentazione.

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La Casa degli Sguardi - Daniele Mencarelli

Presentazione del primo libro di narrativa del poeta Daniele Mencarelli con la partecipazione ed il commento di Arnaldo Colasanti. Uno straordinario percorso di vita dell'autore che attraversa la sofferenza del mondo ospedaliero vissuta in prima persona durante una indimenticabile e dura esperienza lavorativa presso l'ospedale pediatrico Banbino Gesù di Roma. Un libro da non perdere.

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La sfida di Facebook - Marco Castellani

Questo intervento vuole riprendere idealmente il filo dei quindici minuti di Giuseppina Nieddu, del 22 gennaio di quest’anno, che aveva a tema l’impatto dei social media – ed in particolare di Facebook – sul nostro percorso, appagante e faticoso, verso un modo nuovo di essere uomini, e perciò stesso, verso un mondo nuovo. Un che contiene diversi temi su cui la riflessione è aperta, ed è anzi necessaria, per il momento particolare che stiamo vivendo. Momento che si configura davvero come un cambiamento d’epoca, come dice anche papa Francesco: non è un’epoca di cambiamento, ma un cambiamento d’epoca, ci avverte, facendo propria la percezione diffusa in molti acuti osservatori, di qualsiasi fede e professione culturale. Se possibile, l’attualità di questo tema è diventata ancor più stringente, per lo scandalo relativo al caso Cambridge Analytica e all’uso “spensierato” di dati personali al fine di manipolare ed orientare le nostre scelte, non soltanto in ambito merceologico, ma anche in occasione di eventi importanti come le elezioni politiche. Questo ha esposto un vulnus, una ferita che riguarda noi tutti, perché noi tutti ci sentiamo in una certa misura invasi e offesi. Una ferita dalla quale dobbiamo e vogliamo imparare, lentamente, a guarire. Anche attraverso un nuovo e diverso rapporto proprio con Facebook, ed i social media in generale. Per entrare nel nostro tema, riprendo alcuni spunti dell’intervento di Giuseppina, al fine di sottolineare questa linea di continuità ideale. Giuseppina scrive che “Quando la scuola fallisce e i giovani si perdono perché si sentono soggetti privi di valore e talvolta diventano molto arrabbiati è perché avvertono che qualcuno ha rubato loro il cielo senza neppure guardarli.” Ed anche, più avanti “Quando i ragazzi, di periferia o di città, che arrivano da Occidente o da Oriente, famelici e audaci, belli e ribelli, insieme a noi vedono e seguono una stella, si apre un nuovo scenario dello stupendo incontro tra la mente e il cuore mostrandoci “il Bambino” che vive in noi”. L’intervento di Giuseppina chiude significativamente con la percezione che “un uso sapiente di Facebook può contribuire a favorire e a diffondere la cultura del dialogo, a cercare insieme parole poetiche per pregustare cieli nuovi e terra nuova ed arrivare a sperimentare come possibile risonanza, l’armonia del canto celeste.” Ecco, proprio questo canto celeste ci conduce direttamente al nostro tema. E qui siamo subito ad un punto importante. Una percezione risanante del cielo non può avvenire senza una collaborazione della percezione scientifica del cosmo, e a sua volta questa non può accadere – ormai davvero non può – senza una corretta articolazione dell’informazione scientifica nel mondo dei social media. Ci dobbiamo infatti rendere conto che i social media hanno raggiunto una pervasività enorme (secondo le ultime statistiche, Facebook vanta quasi un miliardo e mezzo di utenti che si collegano quotidianamente) e rappresentano ormai assai spesso una della principali fonti di informazione – in ogni settore e in ogni campo. Ecco il problema e la portata del caso Cambridge Analytica, che altrimenti non avrebbe di certo questa pregnanza. Ma sono due sono i passaggi cruciali, nel nostro percorso di oggi. Il primo è che abbiamo bisogno di una nuova nozione di cielo, e questa deve venire da un modo rinnovato di intendere la scienza (ed in particolare la scienza delle stelle e del cosmo, che è quella di cui mi occupo per professione). L’altra è che tale nuova nozione non può arrivare se non si coinvolge in un diverso e più maturo uso dei social network, di cui Facebook – per quanto in crisi – è al momento presente il simbolo per eccellenza. Perché dico una nuova nozione di cielo? Sarebbe illusorio pensare di poter evitare questo lavoro di ridefinizione che attende qualsiasi cosa, qualsiasi ambito. Nei momenti di crisi le cose devono prendere un nome nuovo, devono rinnovarsi, proprio per continuare ad agire nella storia secondo il loro esatto compito. Per dirla in modo paradossale: devono cambiare, per rimanere fedeli a loro stesse. In questi giorni, appena trascorsa la Pasqua, sentiamo tutti forte una esigenza di rinnovamento, la necessità di dare un nome nuovo alle cose, quel nome nuovo che riporti all’emozione primaria, primigenia, al “primo amore”. Come dice il Papa nella messa della notte di Pasqua, “La pietra del sepolcro ha fatto la sua parte, le donne hanno fatto la loro parte, adesso l’invito viene rivolto ancora una volta a voi e a me: invito a rompere le abitudini ripetitive, a rinnovare la nostra vita, le nostre scelte e la nostra esistenza.” Peraltro, è la stessa scienza a chiederci questa ondata di rinnovamento. La stessa percezione del cosmo non è una invariante, nel tempo. Chiede a noi continuamente di mutare atteggiamento, prima di tutto. E non è una cosa da poco, né cosa per pochi. Basterebbe, al proposito, ripensare ai giorni appena trascorsi, all’eco che ha suscitato nei media la morte di Stephen Hawking, il celebre teorico dei buchi neri, appassionato indagatore dei misteri dell’universo. Hawking, con la sua sfida alla malattia invalidante che lo affliggeva, ha infiammato il mondo nell’ardore della sua ricerca. Così che qualcosa di molto specialistico è diventato, sorprendentemente, patrimonio comune, un bene condiviso, da tutelare. Questo cosa ci dice? Che la gente ha fame di scienziati veri, cerca una visione scientifica del cosmo in cui collocarsi e dalla quale guardare tutto. Del resto, l’uomo ha sempre avuto una visione condivisa del cosmo, in cui adagiarsi, in cui prendere fiato. Solo nei tempi più recenti si è creata questa frattura, questa anomalia per cui all’uomo – come diceva Giuseppina – è stato rubato il cielo. All’uomo, e non solo ai ragazzi! Ecco dunque il primo passo di questo movimento primaverile di espansione, di ripresa. C’è una mancanza, un vuoto che occorre ripristinare, una ferita che occorre sanare. Abbiamo sempre avuto un modello di cielo, dicevamo, fin dall’inizio della storia. Poco importa, in questo momento, se fosse scientifico secondo i parametri moderni, o invece – come diremmo oggi - più propriamente mitologico. Dai primi modelli astronomici dei babilonesi, che vedevano il mondo come un disco piatto posato su un immenso oceano, l’uomo è sempre stato accompagnato, è stato guidato nel suo cammino nel cosmo: ogni specifica cultura elaborava una sua storia di universo, in ciò obbedendo alla funzione di rivestire di parole, di rendere raccontabile - e dunque percorribile - l’infinità del cosmo entro cui siamo immersi. Percorribile, perché portatore di significato, costellato di miti e simboli. Soltanto l’età moderna, con lo squilibrio portato a vantaggio della parte più razionale, raziocinante dell’uomo, ha spinto ed incoraggiato una visione di universo sempre più elaborata e “tecnica”, brutalmente scollegata dall’uomo stesso, asetticamente distaccata dalle emozioni, dalle percezioni e dall’esistenza medesima di chi si pone innegabilmente come punto privilegiato del cosmo, punto cardine: quello in cui il cosmo finalmente osserva sé stesso. Tale è l’uomo. L’uomo. Ecco il grande escluso dalle moderne teorie cosmologiche. Ecco il grande furto a cui urgentemente porre riparo: c’è da riconsegnare il cosmo all’uomo. Dare all’uomo – ad ogni uomo - un modello di universo comprensibile, pensabile, lavorabile. Raccontabile, anche nei social. E soprattutto, portatore di senso. La partita è fondamentale: un cosmo non raccontabile è un cosmo in cui il disagio di non poter tracciare una storia diventa angoscia, timore del nulla, si veste di senso di impotenza, si colora di paura dell’ignoto. Come da piccoli, la voce del papà e della mamma scavavano un percorso rassicurante nel buio della notte, confortando il nostro cuore impaurito, così l’umanità è sempre “piccola” – ovvero sempre in crescita – e desiderosa di ricavare un sentiero nel cosmo: per vedere il buio non più come oscurità, ma come un silenzio trattenuto, delicatamente trapuntato di stelle. Come scrivono Leonardo Boff e Mark Hataway, nel volume “Il Tao della Liberazione”, “abbiamo smarrito una narrazione onnicomprensiva che ci dia l’impressione di avere un posto nel mondo. L’universo è diventato un luogo freddo e ostile, in cui dobbiamo lottare per sopravvivere e guadagnarci un rifugio in mezzo a tutta l’insensatezza del mondo” In breve, la cosmologia moderna ha questo grande compito, riportarci verso un cosmo a misura d’uomo, ovvero un cosmo incantato. Scrivono infatti gli stessi autori, che “l’umanità si è in genere considerata parte di un cosmo vivente intriso di spirito, un mondo dotato di una specie di incanto.” In questo modo il nuovo cosmo non potrà che riflettere la nuova scienza, quella che riporta l’essere umano non solo al centro del processo cognitivo, ma al centro stesso dell’universo che vuole indagare. Questa rivoluzione non avviene oggi “per caso”, ma è stata preparata da una profondissima crisi all’interno della stessa scienza più rigorosa, crisi che ha visto lo scardinamento e il tracollo della visione meccanicistica cartesiana sospinta dall’avanzare delle visioni - potentemente dirompenti - della fisica relativistica e della meccanica quantistica. Non è questa la sede per indagare la portata di tali eventi davvero rivoluzionari, dobbiamo appena comprendere il loro di stimolo potente verso le istanze di un ricominciamento totale, anche nella scienza. Questo ricominciamento, questo reincantamento, possiede in sé l’urgente necessità di comunicarsi a tutti gli uomini, perché tutti noi siamo comunque vittime di questo “furto del cielo”. E’ un risarcimento che si vuol proporre, in altre parole. Urgentissimo, perché già tardivo. Una impresa di questa natura – ed ecco il passaggio cruciale - non è ormai nemmeno pensabile, senza il coinvolgimento attivo dei social media. Riepilogando: c’è dunque un messaggio, il nuovo cosmo “a misura d’uomo”, e c’è la necessità urgente di rilanciarlo attraverso i canali privilegiati della connessione informatica, così pervasiva ad ogni livello di istruzione e in ogni ambiente. Anzi, potremmo addirittura ribaltare la questione, sostenendo che questa facilità immensa di comunicazione è nata esattamente nell’attesa, nell’imminenza di un messaggio “planetario” da trasmettere. Così comprendiamo perché, con Facebook, Twitter e gli altri social media – che a loro volta si appoggiano a questa straordinaria innovazione che è Internet - siamo arrivati ad una capacità di connessione sbalorditiva, proprio nell’imminenza di questo momento di crisi. Il rischio allora è che questa capacità di contatto e condivisione, questa inedita potenza di fuoco possa rimanere senza un messaggio profondo da veicolare. Sarebbe pericolosissimo, perché l’assenza viene sempre colmata, in qualsiasi modo, a qualsiasi prezzo. Lo vediamo nei giorni presenti, dove diviene sempre più difficile estrarre un contenuto di valore dal rumore di fondo di ogni schermata di Facebook. Il valore, ovvero tutto quel che invita a riflettere e ad approfondire, rispetto alle innumerevoli “chiamate” alla reazione immediata e superficiale. Tutto questo presenta conseguenze dirette nell’educazione, quel processo delicatissimo che deve anch’esso tornare ad un incanto primordiale, ad un ambiente protetto e non giudicante dove la creatività dei ragazzi è esaltata, come ci ha ben mostrato l’intervento di Carla Ribichini sull’Educazione visionaria, al quale pure voglio collegarmi. Per usare proprio le sue parole, “tutti i linguaggi devono essere rinnovati, ma quello che riveste il carattere di maggiore urgenza è quello dell’educazione”. A noi dunque la scelta di subirlo, questo cambio di pelle, di rimanere frenati in questa urgenza del nuovo, sempre più a fatica, o di lanciarci, e scommettere su un rovesciamento di prospettiva. Alla fine, è una decisione, a cui siamo chiamati. In questa proposta interpretativa non c’è più il “caso”, ma tutto avviene per un senso, e la percezione di un modo “incantato” di guardare l’universo richiama ad un modello d’uomo che non è più vittima della tecnica, perché – in ultima analisi - non è più prigioniero del nichilismo. Un uomo che possiede un senso delle cose, è un uomo che manipola ogni oggetto, ogni tecnica, con una coscienza diversa, che porta frutto in quello che fa, anche al tempo passato sui social. Non ci serviranno dunque decaloghi e regole d’uso per recuperare una dimensione umana in Facebook, ci salverà piuttosto la percezione di un cammino fatato, di un percorso possibile verso quel “Regno” di cui parla Carla nel suo progetto educativo, dove tutto diventa anticipo e possibilità d’espressione nuova, di creatività inedita ed insperata. Dove la scienza si sposerà con un uso equilibrato e sobrio del mezzo informatico, recuperato nella sua autentica dimensione di strumento, e non di fine. In altri termini, ripreso a servizio. Infine, a chi riguardasse tutto questo come bello, ma utopico, permettetemi di rispondere con un motto del ‘68 francese, molto amato sia da scrittori laici come Albert Camus che da personalità religiose come Don Luigi Giussani: “Siate realisti, domandate l’impossibile”.

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Europa un'identità complessa

"Gli Spazi Politici : Europa un'identità complessa" , il tema di nuovi spazi di dibattito politico, in una prospettiva postmoderna che ha bisogno di reti e di virtualità ma ancora di rapporti diretti e personali. L'Europa, è una realtà complessa, fatta di molte identità culturali, molte lingue e molte etnie, sostenuta da convinzioni e religioni diverse ma anche una terra di molte possibilità in un progetto audace di unità .

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L'EDUCAZIONE VISIONARIA

Di Carla Ribichini

L’educazione non è una scienza esatta, non è una professione facile, né programmabile e il progetto di Educazione visionaria nasce dalla forte volontà di voler trovare risposte e soluzioni a problemi mai del tutto risolti. E’ un progetto semplice che però vuole rompere alcuni vecchi schemi. A scuola si ha il polso esatto del tessuto sociale e il tessuto sociale è chiaramente ammalato; nei tempi difficili che stiamo vivendo ci rendiamo conto che tutti i linguaggi devono essere rinnovati, ma quello che riveste carattere di maggiore urgenza è il linguaggio dell’educazione. L’educazione, infatti, è la struttura portante della società ed esercita un grande potere sulle esistenze lasciando dietro di sé cambiamenti importanti; è l’unica grande opportunità di crescita che abbiamo, offre gli strumenti necessari per realizzare un mondo più umano e si traduce sempre come impegno per il mondo. Ogni progetto educativo è un progetto politico, nel senso più nobile del termine, perché contribuisce alla costruzione della collettività. L’educatore, ogni giorno, sperimenta un mondo dove tutto può essere possibile, coltiva pensieri di speranza e fiducia, è l’unico professionista che ancora crede nella capacità evolutiva dell’uomo, la sua visione del mondo va oltre il disordine, il pessimismo e la rassegnazione dei tempi; la sua visione si basa sulla ricchezza della natura umana e sulla bellezza del potenziale umano; suo obiettivo è quello di far crescere la persona rendendola consapevole della sua realtà totale e capace di diventare ciò che realmente è. In questo senso l’educazione è atto eroico e speranza per l’umanità intera. L’uomo contiene in sé ogni aspetto della realtà: contiene l’essenza dell’arte, della spiritualità, della scienza, della filosofia, e poiché non può esserci arte, spiritualità, scienza e filosofia separata dalla vita, l’educazione porta tutto in equilibrio, armonizza e coltiva nel modo giusto talenti, capacità e potenzialità. Senza conoscere chi siamo non c’è crescita né evoluzione e poiché l’evoluzione altro non è che evoluzione del pensiero e della coscienza, l’educazione visionaria rinnova l’idealismo interiore, risveglia le coscienze e dà voce a tutte le dimensioni dell’essere, anche a quelle apparentemente nascoste: dalla dimensione razionale-cognitiva a quella etica, estetica, spirituale, affettiva-emotiva-relazionale. Fede in sé e speranza, coraggio, determinazione, volontà e tenacia, tenerezza, passione ed entusiasmo sono alcune delle risorse di questa realtà interiore e cambiano completamente la vita. Farne esperienza e sperimentare se stessi come esseri umani globali, imparare l’autostima e l’autoefficacia, fare buon uso di pensieri e parole ed esserne responsabili, conoscere i propri talenti e attivarli, rende libero l’ uomo e un uomo libero può davvero cambiare gli eventi, raggiungere l’umana eccellenza e rappresentare una ricchezza non solo per il mondo della scuola, dall’infanzia all’università, ma per l’umanità intera. L’educazione visionaria crede in qualcosa di grande, insegna la pienezza della vita, al di là di imperfezioni e difficoltà e fa evolvere l’essere umano.
IL CORAGGIO DELL’EDUCAZIONE Se vogliamo conoscere la vita e dare una mano a riequilibrare il mondo, se vogliamo partecipare alla costruzione di un mondo migliore è necessario trovare il coraggio di ricordare chi siamo e conoscere il potere autentico dell’essere umano: capire che l’energia dei suoi pensieri, delle sue passioni e aspirazioni più profonde trascende le leggi fisiche crea implicazioni vaste e appassionanti; capire che la coscienza agisce sulla materia e la modifica spinge a trovare il coraggio di scegliere nuovi punti di vista. Non è sicuramente facile, ma bisogna scegliere, non si può più stare a guardare, prima o poi arriva il momento del risveglio e non c’è nessun’altra salvezza che rendersi conto della propria dimensione interiore. Educare a questa dimensione è sicuramente una strada lunga, ma l’unica percorribile. Abbiamo mai pensato di vedere l’evoluzione dell’uomo in questa nostra vita? Lavorare con i ragazzi, imparare a osservarli e ascoltarli con amore, oltre la loro fragilità e paura, permette di percepire con chiarezza gli elementi di una vera e propria evoluzione e rivoluzione in atto: la saggezza di un cuore profondo, la limpidezza e la forza del pensiero, il ritmo vivace delle emozioni, la ricerca di una vita integra e la volontà di creare un mondo più umano. Nei ragazzi c’è un chiaro risveglio di Spiritualità, le loro parole indicano nuovi potenziali e nuova dignità, le loro energie, se guidate, cambieranno la realtà della nostra terra e daranno un senso al caos in cui si dibatte l’umanità. A scuola sperimentiamo continuamente questa scienza interiore e ci rendiamo conto che l’umanità è pronta a scrivere nuovi capitoli della sua storia. La vita si evolve, è un processo inevitabile, niente e nessuno può bloccare l’evoluzione e tutti gli uomini sono chiamati all’ascesa; ciò che ci sta difronte è semplicemente la capacità di liberare il nostro potenziale umano e divino, sperimentare che c’è molto di più da vivere, recuperare la nostra sovranità e cambiare la sostanza stessa della nostra esistenza. Limitarci a dire che vogliamo una realtà nuova non basta, dobbiamo diventare creatori e realizzare interiormente quella realtà che desideriamo perché quando qualcosa cambia dentro i cambiamenti si realizzano anche fuori. L’Educazione visionaria si impegna nel compito di venerare la vita e si mette a sua disposizione: l’incontra, l’ accoglie, l’ ascolta, la vive e la sostiene; gli effetti di questa visione che, in modo semplice e fiducioso nasce dal cuore, sono davvero sorprendenti, sorprendono anche l’educatore più visionario. La Visione è uno stato di apertura totale e fiducia assoluta, è l’allineamento creativo di tutte le energie dell’essere umano; stare in questa visione allontana tutto ciò che non serve ( paura dubbio inquietudine)e porta in essere solo il senso e l’essenza.
L’EDUCATORE, UNA COSCIENZA CHE NUTRE L’ALTRA. “Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l’ho distribuito agli uomini. Perché no? Erano così affamati e da tanto tempo” dal Diario di Etty Hillesum. Al di là della nostra vita, come dice Etty, c’è il tessuto della vita e il compimento personale di ognuno concorre a un progetto più grande che va oltre l’individuo e si colloca in una visione universale. C’è qualcosa che nessuno più insegna, ma non si può dimenticare che la visione dell’educatore desta e libera la visione dell’educando e che la sua ricerca incessante di coscienza cambia la sostanza dell’intera umanità. Le parole che seguono raccontano l’infinito e la grande umanità dei ragazzi.


Soffio
Il dolce soffio del vento estivo è un tappeto magico, mi sostiene nella via della vita.
Il suo profumo di agrumi mi protegge da ogni cattivo odore.
Il suo sapore di rugiada mi riempie di gioia.
Quel soffio che ad ogni battito del mio cuore mi sfiora il viso è la mia essenza.
E’ la mia rosa dei venti, mi indica l’est e l’ovest del mio cuore e mi orienta.
Antonio

Se fossi soffio
Se fossi soffio rilasserei le anime inquiete,
Se fossi soffio addormenterei i bambini soli e stanchi,
Se fossi soffio lascerei un dubbio nel cuore degli uomini.
Federico

Cos’è la vita dell’uomo se non può più ascoltare i discorsi delle rane attorno a uno stagno di notte?
L’uomo è troppo impegnato e va di corsa, se gli parli del profumo del vento ti risponde che devi crescere, non sei più un bambino.
Come sarebbe triste e noiosa la vita senza poter origliare i pettegolezzi delle rane attorno a uno stagno!
Senza poter sentire la dolce melodia del vento sulla superficie del lago, mille violini incantati!
Il profumo del vento è un misto di odori di tutto il mondo, sembra volermi raccontare tutti i suoi viaggi.
Percepisco le spezie di un mercato orientale e le brezze fredde del nord.
Mi chiedo: “Perché gli uomini non riescono a vedere al di là della ricchezza e del potere?
Perché non si accorgono della bellezza della natura e vorrebbero solo comprarla?”
Vittoria

La sera La sera stanca si accascia su di sé,
si lamenta e con tono autorevole cala.
La sera diventa aria tra le mie mani
e insieme alle stelle popola il mondo.
Matteo

Tutti noi abbiamo una doppia cittadinanza, il nuovo mondo si va facendo con le nostre esistenze, con i nostri sogni e la nostra consapevolezza. Ognuno di noi con il suo appezzamento di terra interiore lavora per creare la terra che verrà e un giorno sarà una terra unica. Ognuno di noi è diviso in due parti, una parte vive nella madrepatria, l’altra nel mondo. Avere una doppia cittadinanza significa avere una lunga catena che lega ognuno di noi all’altro, ad ogni continente, ad ogni mare e oceano. Lo vedo l’uomo della nuova terra, è alto e bello, ha le caratteristiche dei vari popoli, è uguale agli altri, ma anche così diverso. Ha la pelle color latte, gli occhi a mandorla, i capelli scuri come il cioccolato fondente ed è pieno di anima. Nel nuovo mondo, ogni pensiero è un seme piantato nella terra e germoglierà. La speranza crescerà fino a raggiungere il cielo. Siamo cittadini di un’unica terra e siamo tutti pieni della nostra umana magia. Agnese

“E’ verso la verità che corriamo la mia penna ed io” Italo Calvino
A tutta velocità corriamo la mia compagna d’avventura ed io.
Arriverò in riva al mare e se la vita mi affida alla rabbia di una tempesta, la asseconderò e forse troverò un’imprevista sorpresa.
La verità si china per aiutare gli sconfitti, si sacrifica, e vuole essere ascoltata. Ed è li che corro veloce, come un cavallo imbizzarrito
Matteo

E sulle case il cielo
Il cielo copre i tetti e protegge le case.
Mi piace il cielo, è chiaro e lucente, mi perdo e sogno.
Mi piace il suo sapore, è croccante.
Mi piace il suo profumo, è di thè aromatico.
Mi piace il cielo, è semplice.
Vittoria

Nella poesia di questi ragazzi non c’è retorica, è una poesia visionaria attraverso la quale cercano quella vita in cui credono e che a loro manca.

I bambini dagli occhi di sole
Li ho visti i bambini dagli occhi solitari.
Portatori di una meravigliosa aurora.
Ho sentito l’eco dei loro passi nei corridoi del tempo.
Li ho visti
Camminano fra noi Sacerdoti della saggezza e della dolcezza.
Sono qui per mutare la sofferenza in gioia
Per cantare uno sconosciuto inno dell’anima
Aurobindo

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