Il Grottesco

 
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IL GROTTESCO NELLA LETTERATURA E NELL’ARTE Nel grottesco la vita passa attraverso tutti gli stadi, da quelli inferiori, inerti e primitivi, a quelli superiori più mobili e spiritualizzati, in una ghirlanda di forme disparate che testimonia la sua unità. Avvicinando ciò che è lontano, mettendo in relazione ciò che si esclude a vicenda, violando le nozioni abituali, il grottesco in arte è simile al paradosso in logica[1]. Goffo, bizzarro, paradossalmente comico, per grottesco s’intende quell’esasperazione caricaturale e voluta sproporzione tra sostenutezza della forma e risibilità del contenuto. Lo si rinviene già nella poesia maccheronica di Teofilo Folengo (Merlin Cocaì): Baldus, Zanitonella, Marcheide, … e nel Morgante di Luigi Pulci, poema epico, in cui la materia del ciclo carolingio è rivissuta con vivacissima comicità di sapore plebeo. Nel XX secolo si verifica un forte ritorno del grottesco, sia come forma arcaica che come forma modernista. In entrambe le esperienze il grottesco popolare è il grottesco gaio, mattinale, che succede alla notte, come la primavera succede all’inverno, la bonaccia alla bufera. Nella sua prefazione a “Crowell[2]” e nel suo volume su Shakespeare, Victor Hugo attribuisce grande importanza alla imagerie grottesca e la ritrova nella antichità con l’Idra, le Arpie, i Ciclopi, i centauri e i fauni … del periodo grottesco arcaico e ne coinvolge tutta la fase del Medioevo. In sostanza l’aspetto essenziale del grottesco è il deforme e ne fa la sua estetica, in particolare con l’aiuto del comico e con l’aspetto materiale e corporeo:«Dans la pensee des modernes au contraìre, le grotesque … estpartout; de Vanire, le comique et le buffon». Ecco perché si sente ora il bisogno di memorizzare la forte ironia, il sarcasmo dello sgorbio, dell’abitatore di abituri e rodde, di sottani e spelonche, il ghigno e la imprecazione, la sghignazzata e la piroetta … È qui che si coglie quella negatività silenziosa, del mormorio e della battuta, della scherda e del pernacchiabile, quel ghignesco tollerare con aria buffa e scettica le decisioni e le tirannie del potere, la goffa, bizzarra, paradossale comicità, l’esasperata caricatura e la bruttezza buffonesca che caratterizzano il grottesco