Maria Paola De Marchis_Sangue Contadino

Poesia e aforisma, due parole che, accostate, possono apparire un ossimoro. Eppure Lidia Sella, artista di comprovato talento, opera addirittura superando il semplice accostamento e, con scelta innovativa quanto ingegnosa, ci regala, attraverso la fusione dei due generi, splendidi “poesismi”, illuminazioni intuitive, lampi di verità che vanno ben oltre gli schemi abituali. E questo senza smettere mai, filosoficamente, di interrogarsi. Di ricercare. “Pensieri superstiti” diventa allora un nuovo modo di comunicare l’ispirazione nella sua vastità facendone sintesi di bellezza, e questo grazie a una scrittura innovativa e colta, diretta ed evocativa, pronta a svolgere un ruolo che oseremmo definire didattico. Perché la mente, come affermava Plutarco, non è un vuoto da riempire, ma un fuoco da accendere. MARIA ROSARIA PERILLI
L’aforisma come genere oscilla tra il compimento e la catastrofe, la pienezza e la lacerazione. Questa duplicità, così bene indicata da Robert Musil e da Ferruccio Masini, è implicita nel suo essere al tempo stesso unità e frammento, pienezza e mancanza. L’aforisma chiede aiuto e cela nella sua apparente perentorietà questa radicale necessità esistenziale. Gli aforismi di Lidia Sella sono frecce e pungoli, denunciano e procurano ferite che possono far male ma anche risanare, chiedono aiuto e pure lo offrono. Nella nostra meditazione contemporanea sono punti di vista con cui è bene confrontarsi. Come scriveva Bacone, il genere dell’aforisma è per sua stessa natura dialogico, gli spazi bianchi chiedono di essere riempiti da altre voci, siano esse in sintonia o in contrasto. L’aforisma rifugge l’omogeneità. In quest’ottica le massime di Lidia Sella possono essere taglienti e fertili pietre di paragone. GINO RUOZZI
Sfumato,
da posti lontani
alla vista,
arriva un rumore,
un suono,
familiare al ricordo,
che sincrono batte
sul legno.
Si accendono
immagini antiche,
pensieri lontani
e tutto rimane
immobile
attorno alla mente
che, persa all'indietro,
rivive il passato.
Ritorna il giovanile
ricordo
di umili tempi
e di paterni lavori,
di imprese titaniche
che tali apparivano
ad occhi infantili
colpiti
dalla meraviglia.
Si apre
un orizzonte infinito,
sul margine alto
delle chiome
degli alberi
inondati dal sole,
e anneghi
in un attimo
nelle cose già viste
o perdi te stesso
nelle sensazioni
già vissute.
Ma tutto ritorna
reale
e in un veloce
respiro
riprendi un cammino
che, mentre il sole
tramonta,
diventa più breve
Sesto San Giovanni - Sabato 5 ottobre 2019 ore 16.00 LE DIVERGENZE CELESTI Arte e poesia Biblioteca “Pietro Lincoln Cadioli” Sala Affreschi - Villa Visconti d'Aragona - via Dante 6 - MM1 Sesto Rondò Il pittore e scultore Gianfranco De Palos, che vanta anche una formazione musicale e interessi attivi nel campo della poesia, presenterà sabato 5 ottobre alle ore 16 nella sala degli affreschi di Villa Visconti d'Aragona la cartella di serigrafie “Le divergenze celesti”. Realizzata nel 1972 dalle Edizioni “Laboratorio delle Arti” in una tiratura di 100 copie, la cartella raccoglie opere serigrafiche del pittore oltre a testi poetici concessi da grandi poeti italiani e riprodotti in grande formato. Il critico letterario Marika Mitta Lindo illustrerà le opere grafiche, mentre alcuni poeti contemporanei, oltre all'attrice sestese Itala Cosmo, sono stati chiamati a leggere le opere contenute nella cartella. Alessandra Paganardi leggerà quindi Giuliano Gramigna, Alessandro Magherini leggerà Attilio Bertolucci, Gabriella Colletti leggerà Maurizio Cucchi, Fabrizio Bregoli leggerà Domenico Cara e Itala Cosmo leggerà Edoardo Sanguineti. Dal testo critico di Mitta Lindo: Le grafie di De Palos sono nette, nitide, sembrano rispondere a una dialettica misterica, che percorre il simbolismo delle geometrie sacre. Il segno non sfugge alla polisemia del simbolo, sembra uscire dalla Scuola Pitagorica e percorrere spazi di millenni di evoluzione umana e artistica per affacciarsi ai nostri sguardi di oggi. Tra il fruitore e l'opera serigrafica si stabilisce un colloquio che proietta nei chimerici flussi dell'inconscio ed è quindi possibile lo spazio improvviso e vivificante della rivelazione. Le voci dei poeti nelle gigantografie dei testi proposti sono rimando unitivo e al contempo dissonante, attraverso immagini, analogie, ossimori che si stendono su di un altro telaio-tramatura, quello della memoria del poeta. De Palos è di origini romane ma risiede a Sesto San Giovanni fin dall'inizio degli anni '70; ha realizzato mostre in molte città italiane ed estere e sue opere sono depositate in musei di varie città italiane oltre che in Olanda, a Malta e nella Città del Vaticano.
Diventa realtà il sogno, a lungo meditato da Ezio Bosso, di creare un programma che coniughi la televisione più accessibile alla cosiddetta musica alta. L'idea di partenza è molto semplice: raccontare la musica attraverso le metafore della vita, e raccontare la vita attraverso la musica, metafora per eccellenza. Un dialogo continuo dove tutti sono protagonisti: il Direttore, la sua Orchestra, il pubblico in sala e a casa, i tanti ospiti famosi, provenienti da diverse realtà, che creano un legame ancora più profondo tra la musica d'eccellenza e la prima serata televisiva. "Che storia è la musica" è un azzardo, una scommessa, ma soprattutto un lavoro di squadra, dove la guida principale sono le esecuzioni integrali dal vivo della Quinta e della Settima sinfonia di Beethoven, per dimostrare ancora una volta la necessità, ma soprattutto l'accessibilità a una musica troppo spesso considerata per pochi. Il programma televisivo è il racconto di una serata vissuta intensamente, sulla base del pensiero di "far la musica insieme"; di interazioni spontanee, di fianchi scoperti, di sincerità senza filtri. Il Teatro Verdi di Busseto è stato rivoluzionato per porre l'orchestra e il suo direttore al centro della platea, così da avere il cuore dello spettacolo avvolto da un'atmosfera intima e famigliare, una casa che pur pensando ai grandi gesti della televisione del passato, da "Non è mai troppo tardi" del Maestro Manzi alle note lezioni di Leonard Bernstein, vuole essere un punto di partenza e soprattutto un'occasione per fare servizio pubblico, con l'obiettivo di raccontare la musica e le sue storie. Con la speranza che, se in questa occasione il principale tramite è stato Beethoven, possa ripetersi in futuro per tanti altri grandi musicisti della nostra storia.
Un posto fuori dal tempo, un luogo di pace, di tranquillità e felicità. Un luogo frequentato da persone speciali, da uomini estremamente saggi che hanno doni e capacità particolari. Un ambiente che può essere raggiunto solo da iniziati o da persone che sono pure di cuore. Un mondo dove non si conosce la sofferenza e l’ingiustizia. Un ambiente sovrastato da una torre mitica, che conserva immutabile il suo fascino segreto e che protegge il suo territorio quasi isolandolo dal resto del mondo. Una costruzione dove si può esprimere tutta la fantasia di cui è capace l'uomo quando è liberato dalle sue limitazioni mentali e relazionali. Sono molte le analogie del luogo in cui è ambientato questo libro con il mito di Shamballa e della Torre di Giada. Apollonio di Tiana, filosofo neopitagorico vissuto nel 1° secolo d.C., narra che nel suo pellegrinaggio per il mondo per un certo periodo si fermò e visse nel cuore di una specie di Eden dove hanno dimora tutti i Grandi Maestri ed Iniziati Una valle di grande bellezza attorniata da una corona di montagne innevate, inaccessibile ai viaggiatori senza una guida mistica o esperta. I monaci tibetani raccontano che il centro di Shamballa, la cui sua traduzione significa "luogo della felicità", è evidenziato dalla celebre Torre di Giada che, riscaldata da acqua calda proveniente da torrenti sotterranei, produce vapore che si propaga nell'atmosfera fino a formare una inversione di temperatura. Questo, oltre a produrre il calore necessario alla vita, rende invisibile il territorio sottostante con una elevata coltre nebbiosa. Una rielaborazione, se vogliamo, del sogno mai dimenticato del paradiso terrestre. Ma qual'é, dunque, il filo che lega tutte queste descrizioni, tutti questi posti che rimangono impressi, come desiderata, negli immaginari collettivi? La risposta non può che essere una sola: la fantasia. La vita è solamente un viaggio, un faticoso cammino attraverso i meandri, conosciuti o sconosciuti, che alternano il giorno alla notte. Un viaggio che, ad un certo punto, presenta sempre il momento di svolta, l'opportunità da non perdere, la via di passaggio verso il superamento delle difficoltà. Capita spesso che situazioni o occasioni particolari ci facciano percorrere, d'un sol colpo, tappe che prima non avevamo per¬corso, ci facciano capire o conoscere cose che prima non avevamo po¬tuto o voluto considerare. E allora quale strumento migliore della fantasia per affrontare il viaggio? Il potere dell'immaginazione oltre la realtà, la parola che vola nell'aria, hanno la capacità di evocare, spesso con poche descrizioni, immagini, sensazioni, emozioni che orientano, chi legge e condivide il messaggio, lungo la scala del sentire. Arrivano nel profondo, le fantasie, a condizione che siano leggibili e lette. Sconvolgono i percorsi, orientano i rapporti, chiariscono le nebbiose incertezze. Sono la massima espressione della relazionalità umana e universale. E allora lasciamoci assorbire dal vortice della fantasia, lasciamo che prevalgano solo i sogni e le immaginazioni più sorprendenti, ...e la vita ci sorprenderà con la sua bellezza. Valter Casagrande Nuove idee hanno necessità di spazio, mentre il corpo e l’anima hanno necessità di nuove opportunità. ( P. Coelho)
Il pensiero di Paulo Coelho rappresenta un’ introduzione perfettamente aderente alle novelle raccolte in questo testo, dove le idee hanno spaziato senza limitazione alcuna, ispirandosi alla fantasia come primo elemento, fino a sfiorare il surreale, per ritrovarsi ,poi ,nella sfera realistica da tutti conosciuta. Oscar Wilde sosteneva che la realtà è arte, qui in questo luogo meraviglioso e immaginabile, bene si sposano immaginazione, sogno e, ovviamente arte. Le storie scritte aspettavano d’essere raccontate, e hanno trovato posto nella creatività di chi ha voluto onorarle e non lasciarle senza parole. Si è pensato ad un personaggio più o meno corrispondente alla realtà, e gli abbiamo dato il coraggio e la voglia di esprimersi, per farsi conoscere e viaggiare con noi e con voi. Se volessimo giocare un po’ con la mente scopriremmo che l’aver quasi rasentato l’assurdo in ogni racconto, corrisponde perfettamente a tutto ciò che potrebbe accadere riportando gli argomenti toccati, sotto una forma non lontana ai giorni nostri. Le figure, collocate in un tempo indefinibile, trovano la loro casa ideale nei pensieri, nelle azioni e nelle finalità proposte per raggiungere lo scopo. Al termine di ogni storia, il lettore potrebbe pensare “ho viaggiato, ho sognato”. E’ bello far vagheggiare chi non lo fa mai; è difficile trovare un istante per riflettere, per sognare da soli o insieme ad un libro, ringraziando mentalmente l’autore, che per mano porta il lettore nel vento della liberazione interiore. Si vive la solitudine degli affanni quotidiani, e il tempo non è di certo amico in questo, scorre e trascina via come una foglia marcia l’esistenza, ma il compito di uno scrittore è esattamente quello che si prefigge, stornare gli avanzi del giorno, per dedicarli alla lettura e portare il lettore alla scoperta di mondi nuovi, far sentire il profumo d’un passato remoto che torna dentro le pagine e scende nell’anima a mo’ di consolazione. I personaggi descritti vogliono tenervi compagnia, accarezzare l’interiorità e farvi sorridere qualora fosse possibile e necessario. Il messaggio trasmesso diventa limpido proprio quando la sensibilità di chi legge si perde, come nel caso di questo testo, a seguire passo dopo passo le onde dei sentimenti, sentimenti spinti dall’autore a caccia di idee cercando , di dare nuove opportunità alla mente che, pacificata, si riverbera nel beneficio del corpo. Liberare i pensieri e lasciarli volare dentro la “Torre di giada” è un ottimo inizio per dare il “VIA” alla spensieratezza coesa alla curiosità. Il meccanismo funziona, torna il piacere del sogno che accarezza la pelle, e la surreale metafora nascosta dentro ogni narrazione. Quasi un gioco di parole, la motivazione che passa attraverso ogni individuo, sia esso uomo o donna, ma in questa irrealtà ritroviamo qualcosa che ci appartiene, o che quanto meno ci è appartenuta. Edgard Lee Masters nella descrizione dei suoi personaggi , appartenenti al testo poetico “Spoon River”, specificatamente parlando di un oculista, lo idealizza nel suggerimento di far provare diversi tipi di occhiali ai clienti. Ognuno, sin dal primo paio, vede grigiore, nebbia e fumo nero, l’ultimo paio diventa quello ottimale, perché attraverso quello si scorgono solo nubi rosa, prati verdi, colori vari, mai sfocati. L’oculista , soddisfatto , replica : …Faremo gli occhiali così. Buon viaggio fra i racconti indossando lo stesso tipo di occhiali. Questo l’augurio sincero, e la speranza di aver raggiunto il desiderio di leggere in questa versione i ventidue racconti, con le giuste lenti. Patrizia Pallotta