Ritorno al Sonetto - Patrizia Pallotta

Ritorno al sonetto

Cento Sonetti Indie di Luca Alvino

Nei sonetti è parecchio differente

-Anche se sembran strofe assai vicine

Comporre le quartine e le terzine

E farlo in modo acuto e intelligente.

 

Io penso che inequivocabilmente

Da Dante fino a Shakespeare le quartine

Sono più complesse, per le quattro rime

E il ritmo più magniloquente.

 

 

Sono cento i sonetti indie, che sta per indipendenti, dei quali Luca Alvino, poeta romano, ci fa dono con estrema semplicità e trasparenza,

I suoi versi potrebbero essere riassunti in unico lungo racconto, dove troviamo un luogo ideale e speculare relativo alle nostre problematiche quotidiane.

Alvino si presenta insieme alla collocazione naturale della vita , con tutti i suoi dubbi, incertezze attraverso la descrizione minuziosa di ogni pensiero che passa per la mente.

Il suo più grande desiderio è quello di volere, con la stessa determinazione del poeta P.Paolo Pasolini, scrivere ogni giorno, un sonetto, senza mai lasciare, con grande disciplina.

E’ attraverso i suoi versi che impariamo a conoscerlo e ascoltare le emozioni che lo circondano.

Il poeta trasmette tutta la sua angoscia per la depressione, per la voglia di vincere e

ritrovare sé stesso in ogni momento della giornata.

Per assolvere questo oneroso compito, cerca di gestirsi consultando medici che lo possano aiutare.

In una sua poesia dal titolo “Senza riuscire a riposarsi mai” , recita :

 

Esser desideroso di riposo

Senza riuscire a riposarsi mai

Stanchi, e non rassegnati alla stanchezza

Ed acquisire sempre più destrezza

Nell’arzigogolare mezzi ignari

In un intrico forte e voluttuoso…

 

Questo percorso che Alvino fa , è di sicuro come un diagramma dei suo stati d’animo, un increscioso diagramma oserei dire, in cui il poeta registra una radiografia della sua mente, e nella poesia “ La cura” i suoi versi suonano così :

 

metabolizzare le emozioni

e per resistere alle tentazioni

per rimanere dentro i miei contorni…

 

Vive nella sua propensione il desiderio pulsante per affrontare e vincere ,e la sua vittoria la riconosce attraverso i sonetti, nei quali ripone la speranza, vivendo alla

giornata.

Un elemento che denota un carattere pieno di coraggio , con immagini chiare, giornate combattive, anche semplici, un poeta che guarda il Festival di Sanremo,

ascolta e critica altre canzoni, mantenendo un ritmo preciso. Un grande lavoro, un impegno non indifferente.

Fra i suoi sonetti, fa menzione della sua famiglia : la moglie suo appoggio morale, i figli

che adora e la Fede in Dio, al quale si appella molte volte, esprimendo alcune volte il

timore d’averlo scoperto troppo tardi, riprendendo il pensiero di S. Agostino.

Il Papa , è citato in uno dei suoi sonetti con questi versi : Biancheggia il Papa solo nella spiaggia, rappresentata dalla Piazza S.Pietro e dalla sua solitudine nel chiedere aiuto a Dio per la pandemia

Alvino si circonda, spesso di silenzio, preferisce piuttosto scrivere che parlare, è il suo modo catartico espressivo, i versi sono il suo pane giornaliero, tutta l’opera rappresenta un monologo, trasmissibile agli altri.

Del periodo della quarantena parla in modo entusiasta, lo giustifica evidenziando la

vicinanza alla famiglia, pur se per costrizione, lo considera un periodo ottimo e il suo

sguardo si rivolge verso la Primavera in arrivo.

Alvino ci sorprende in questi cento sonetti indipendenti e dimostra il nostro stupore per la sua schiettezza , mentre nel sonetto “ Che meraviglia le contraddizioni” , rivela

un pensiero per dimostrare la sua verità e la non verità, così verseggiando :

 

In tutti questi versi ho accumulato

Tante menzogne e tante verità

Perché non m’interessa la realtà

Ma ciò che nel mio cuore ho meditato.

Mi contraddico già lo ha rivelato

Walt Whitman nella propria vastità

Sono fedele alla difficoltà

E mi compiaccio là dove ho sbagliato…

 

Uomo e poeta di cultura se nomina uno dei più grandi poeti inglesi, lo si deve riconoscere. Lascia Alvino nel corso della sua lettura, il lettore un po’ sorpreso con questo sonetto. Che sia l’uomo di Shakespeare, quello che si chiede “Essere o non essere?”, solo leggendo possiamo farci un’idea. Potrebbe trattarsi di pura e semplice autoironia, avulsa volutamente da qualsiasi tragedia. Oppure ci si chiede se Alvino usi

L’imprudenza del colophon iniziale : “Per raccontare bisogna essere imprudenti” frase di F. Scott Fitzgerald. Questo il suo messaggio ? L’ultimo sonetto il centesimo dal titolo “ Il tempo che verrà” e che riporto, incarna la verità cercata dal poeta stesso, una verità laddove esiste uno specchio colmo di una pletora di gente e di quel grande patrimonio dell’umanità nel riflesso della nostra stessa interiorità.

 

 

Patrizia Pallotta

 

 

 

 

 

 

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