Le Divergenze Celesti - Gianfranco Depalos

E’ una cartella di serigrafie, dal titolo suggestivo, Le divergenze celesti, vagamente pitagorico, quella che il pittoscultore, come ama definirsi, Gianfranco de Palos ha realizzato nel 1989 per le Edizioni “Laboratorio delle Arti” di Milano, dirette da Domenico Cara, in tiratura di cento copie, comprendente, assieme a 5 sue opere, testi poetici di importanti poeti italiani (Attilio Bertolucci, Maurizio Cucchi, Giuliano Gramigna e Edoardo Sanguineti e dello stesso Domenico Cara), variamente riferibili al suo lavoro. Di origine romane ma residente a Sesto San Giovanni fin dall’inizio degli anni ’70, De Palos, pittore e scultore, assieme a studi artistici presso l’Accademia milanese di Brera sotto la guida dello scultore Ettore Calvelli, vanta anche formazione musicale e interessi nel campo della poesia, che porta spesso anche nelle numerose manifestazioni pubbliche che organizza presso spazi museali e gallerie coinvolgendo musici e poeti così da creare situazioni stimolanti e di sicuro interesse. Accanto a questa attività, numerose le pubblicazioni, cui ha dato vita, a partire dalla fine degli anni ’70, e in cui ha abbinato sue opere a testi letterari. Di queste, almeno due, precedenti a quella di cui si parla qui, vanno citate, per avere un’idea del tipo di lavoro e dei personaggi coinvolti: Esercizi di Ir/riflessione, comprendente 11 disegni accompagnati da aforismi di Domenico Cara, nel 1979, e Campi di Persistenza (linee e voci), con poesie di Giorgio Bubbolini, Domenico Cara, Giuliano Gramigna, Angelo Mundula e Roberto Sanesi, nel 1987. Successivamente a Le divergenze celesti, dell’’89, ne ha prodotte diverse altre, tra cui soprattutto va citata Le luci del Bauhaus (linee/voci), comprendente 18 disegni accompagnati da poesie di: Donatella Bisutti, Marisa Brecciaroli, Cruz Varela, Droogenbroodt, Duo Duo, Esposito, Gramigna, Guarracino, Loi, Daria Menicanti, Alda Merini, Meschia, Sanesi, Schwarz, Maria Luisa Spaziani. In particolare, per ritornare al nostro caso, molto peculiare risulta l’accostamento tra parole e immagini: l’artista, fedele a una prassi consolidata nel tempo (penso a Le luci del Bauhaus. Linee e voci), vi dimostra un fine senso del ritmo attraverso un segno di incisivo impatto, capace di comunicare, negli interstizi tra geometria e rarefazioni cromatiche, lo “spazio improvviso e vivificante” di “una rivelazione”, come dice nel suo testo critico Marika Mitta Lindo. VINCENZO GUARRACINO